Progetto Industria 2030 è stato avviato da Nomisma con Crif. Si tratta di un percorso pluriennale che intende essere un punto di riferimento per analizzare le diverse dinamiche del sistema industriale italiano. Uno strumento per conoscere meglio strutture, strategie e performance dei campioni del Made in Italy manifatturiero e disegnare una politica industriale moderna, con cui cogliere le opportunità del “nuovo Rinascimento del manifatturiero” aperte dalla Fabbrica del Futuro e raggiungere l’obiettivo fissato dal programma Europa 2020.
Lo studio Progetto Industria 2030 curato da Nomisma analizza il macro-settore delle macchine strumentali, traino del Made in Italy, con un ammontare di export di 30,3 miliardi nel 2015 pari al 7,3% del totale nazionale e un surplus di bilancia commerciale di circa 24,2 miliardi, ben il 53,5% dell’intero saldo positivo del Paese. Una performance che appare però meno incoraggiante se si considera un orizzonte temporale di medio periodo (2007-2015). In questo lasso temporale l’export vede una crescita annua di solo l’1% con un miglioramento della bilancia commerciale reso possibile dal contestuale crollo dell’import. Entrando nel dettaglio si evidenzia l’ottima performance dei produttori di macchine per l’industria alimentare (+37,8% periodo 2007-2015), per il packaging (+29,8%), per l’industria della carta e del cartone (+28,6%) e per l’agricoltura (+21,7%).
Segno negativo per le macchine destinate al settore metallurgico (-30,2%), con un calo del 7,6% nell’ultimo anno. Per l’Italia il principale mercato di sbocco per le macchine strumentali resta l’Europa, a fronte di un allargamento della quota nordamericana e di quella africana che passa dal 5,8% del 2007 al 7% del 2015. Si contrae la quota di export verso l’Asia orientale (17,1% nel 2011 / 12,8% nel 2015). Osservando il mercato dal punto di vista dei Paesi G20, la crescita di valore esportato nel periodo 2007-2014 è stata insufficiente per conservare la quota di mercato dell’Italia, che dal 9,3% del commercio totale è scesa all’8,2%. Solo nelle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio e nei macchinari destinati all’industria della carta e del cartone il saldo è positivo. In ambito UE il valore import dall’Italia si è contratto del -9% quando invece le importazioni totali di beni strumentali sono aumentate del +6%. Questa dinamica ha determinato un forte calo della quota di mercato del Belpaese che passa dal 13,6% del 2007 all’ 11,7% del 2014. Nei Paesi extra europei del G20 la dimensione del mercato è rimasta stabile con un’oscillazione tra il 6,4% e il 7%; si registra un aumento solo in Brasile che passa dal 14,4% al 16,4%.
Secondo Nomisma, per realizzare le opportunità di Industria 4.0 e gli obiettivi di Europa 2020, occorre prima di tutto rinforzare la capacità d’indirizzo generale della politica economica. Ne viene la necessità di approfondire la concorrenza, migliorare la dotazione d’infrastrutture fisiche e di comunicazione, riducendo le disparità territoriali e permettendo così alle aziende di accedere a global value chains. Per questo c’è bisogno di individuare istituzioni per un ecosistema industriale moderno, che favorisca la crescita dimensionale delle imprese e il ricambio generazionale, valutando anche l’opportunità di misure fiscali specifiche. Né si può differire lo sforzo, che le imprese intervistate da Nomisma riconoscono essere iniziato, finalizzato ad accompagnare la presenza delle imprese italiane sui mercati esteri. In ultimo va garantito che l’indirizzo della programmazione regionale 2014-2020 sia mantenuto sulle azioni a favore della ricerca e dell’innovazione delle imprese.