Semaforo alimentare. Sei grandi multinazionali, quali Coca Cola, PepsiCo, Mars, Mondelez, Nestlé e Unilever sono le promotrici del “semaforo alimentare”, una comunicazione rivolta al consumatore finale per avvisarlo dei parametri nutrizionali contenuti in un determinato prodotto. Si creerebbe un sistema di bollinatura, rosso-giallo-verde, su cui i sei colossi del cibo stanno già lavorando, per individuare dei parametri comuni di azione.
L’idea, che esiste da qualche anno e che trova le sue origini nella GDO inglese, ha fatto sempre molto discutere a livello comunitario. Infatti, questo modello metterebbe a serio rischio diverse produzioni tipiche, specialmente italiane. Si troverebbero in una situazione di difficoltà, ad esempio, il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma e l’olio d’oliva. Questi alimenti sarebbero a “bollino rosso” e sconsigliati ai clienti, poiché “ipercalorici”, nonostante l’alta qualità e l’ottimo gusto. L’obiettivo delle multinazionali sarebbe quello di sostituire grassi e zuccheri, con sostanze “ipocaloricherealizzate in laboratorio, che maschererebbero la volontà aziendale di una riduzione dei costi di produzione con un “trionfo” del salutismo. Il Made in Italy sta già rispondendo con una riduzione di sale e grassi, ma la sfida lanciata dalle multinazionali fa sì che ci sia necessità di una strategia comune tra le aziende italiane ed europee per la difesa della qualità e della territorialità.
Secondo la Vice Presidente di Confindustria, Lisa Ferrarini, come scritto in un comunicato, è paradossale che sei multinazionali che non rappresentano l’industria europea né tanto meno quella italiana tentino di imporre in Europa un sistema talmente grossolano da penalizzare le produzioni leader nella qualità mondiale come quelle italiane, massificando e appiattendo i consumi alimentari.