Sarà presentato oggi a Washington l’indice internazionale su i diritti di proprietà: l’Italia si trova ultima tra i Paesi europei, ultima tra i Paesi del G7 nonchè dietro al Rwanda. Siamo lontani, molto lontani, dai migliori.

Siamo al 47° posto.

L’indice di misura IPRI valuta la tutela della proprietà, intesa anche come proprietà intellettuale, analizzando 131 Paesi che rappresentano oltre il 98% del PIL mondiale.
L’indice è calcolato analizzando tre indicatori: l’ambiente politico e giuridico – l’Italia occupa il 51° posto -, la regolamentazione dei diritti di proprietà fisica – 64° posto per il nostro Tricolore -, terzo indicatore la proprietà intellettuale dove occupiamo il 31° posto. In tale ultimo indicatore, esclusivamente per mero interesse di chi legge, Stati Uniti e Gran Bretagna si posizionano al secondo posto, la Germania la 10° posto e la Francia al 15° posto.
Questi studi dimostrano come la tutela della proprietà incida sulla performance economica ed il livello di sviluppo del Paese.

Nei Paesi in cui lo Stato, ad esempio l’Italia, non riesce a tutelare marchi, brevetti e design, tale situazione si riflette sulla difficoltà di crescita per le aziende e per la ricerca e sviluppo.

Di seguito una rapida elencazione dell’International Property Rights Index 2013
Al primo posto la Finlandia, con un punteggio di 8,6 (la scala va da 0 a 10). Nei primi dieci posti troviamo la Svezia, la Norvegia, l’Olanda, la Svizzera, il Lussemburgo, Singapore, la Danimarca ed il Canada. Seguono gli stati europei come, ad esempio, la Gran Bretagna al dodicesimo posto con un punteggio di 7,8 seguita da altri Paesi europei. La Spagna sta posizionata meglio dell’Italia, alla 34° posizione con un punteggio di 6,5.

Ultimo classificato lo Yemen con un punteggio di 3,1.

Come Paese dobbiamo impegnarci molto dal punto di vista politico e giuridico così da poter attirare investimenti stranieri che possano, ci auguriamo, aiutare l’economia italiana a crescere.