La Corte di Giustizia UE il 27 novembre scorso, con la pronuncia C-566/10, ha accolto il ricorso dello Stato Italiano, avverso la sentenza delle cause riunite T‑166/07 e T‑285/07, con la quale il giudice ha respinto i ricorsi dell’Italia, volti all’annullamento dei bandi relativi ai concorsi generali EPSO/AD/94/07 in quanto in discriminazione della maggioranza delle lingue dell’Unione, in favore del francese, inglese e tedesco.

La bocciatura delle tre lingue privilegiate a livello europeo riapre il dibattito sulla possibilità di depositare brevetti europei in ciascuna delle 23 lingue degli stati membri dell’Unione. In particolare Italia e Spagna si sono sempre battuti per l’utilizzo di uno spettro più ampio di lingue così da rendere il brevetto unico europeo fruibile, con costi minori, alla maggioranza degli utenti con un ulteriore probabile ampliamento del numero delle domande di brevetto unico europeo. A sostegno di ciò si ricorda come l’Italia sia, come numero di depositi di brevetti europei, il 50% sotto la media dei Paesi UE e il 70% sotto i Paesi leader nella brevettazione.

L’ultimo ostacolo è stato rinvenuto da Italia e Spagna nello scorso giugno quando sono state confermate le tre lingue (inglese, francese e tedesco) per l’accesso al brevetto unico europeo, lasciando disattese le istanze di Italia e Spagna.

La pronuncia C-566/10 segna una vittoria per l’Italia, che aveva contestato i bandi relativi ai concorsi generali EPSO/AD/94/07, nonché, per quanto ci compete, un passo verso l’abbattimento della discriminazione delle lingue “minori” per i servizi di brevettazione.